Le criptovalute sono sempre più diffuse e richieste, ma come si fa a dichiararle al fisco italiano? Esiste una normativa specifica che regola la tassazione delle monete virtuali? Quali sono i rischi e le opportunità di investire in questo settore? Oggi vediamo insieme come dichiarare le criptovalute in italia, con tutto quello che serve per non correre rischi.

Operazioni speculative e non speculative

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La normativa italiana sulle criptovalute è ancora in fase di definizione e presenta alcune zone grigie. Tuttavia, esistono delle regole generali che vanno rispettate da chi possiede o scambia queste valute digitali.

Innanzitutto, bisogna distinguere tra due tipi di operazioni: quelle speculative e quelle non speculative. Le operazioni speculative sono quelle che mirano a trarre un profitto dalla variazione del valore delle criptovalute, mentre le operazioni non speculative sono quelle che hanno come scopo l’acquisto di beni o servizi.

Le operazioni speculative sono soggette a tassazione come redditi diversi, con un’aliquota del 26%. Per calcolare il reddito imponibile, bisogna tener conto della differenza tra il prezzo di acquisto e il prezzo di vendita delle criptovalute, al netto dei costi di commissione. Le operazioni speculative vanno dichiarate nel quadro RT del modello Redditi PF, indicando il codice 14.

Le operazioni non speculative, invece, non sono soggette a tassazione, ma devono essere comunque dichiarate nel quadro RW del modello Redditi PF, come parte del monitoraggio fiscale dei beni detenuti all’estero. In questo caso, bisogna indicare il valore delle criptovalute possedute al 31 dicembre dell’anno di riferimento, al cambio medio annuo pubblicato dalla Banca d’Italia. Inoltre, bisogna pagare l’IVAFE, l’imposta sul valore delle attività finanziarie detenute all’estero, con un’aliquota dello 0,2%.

Affrancamento delle criptovalute

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Per facilitare la dichiarazione delle criptovalute in italia, il legislatore ha introdotto la possibilità di effettuare l’affrancamento delle stesse, ovvero una sorta di sanatoria fiscale che consente di regolarizzare la propria posizione pagando una tassa una tantum del 17%. L’affrancamento delle criptovalute può essere effettuato entro il 15 novembre 2023 , presentando una dichiarazione integrativa speciale e versando l’imposta dovuta. In questo modo, si evitano le sanzioni previste per l’omessa o inesatta dichiarazione, che possono arrivare fino al 200% dell’imposta evasa.

L’affrancamento delle criptovalute è una misura che può essere conveniente per chi ha realizzato delle plusvalenze significative e non le ha dichiarate, o per chi ha difficoltà a ricostruire la propria storia delle operazioni effettuate. Tuttavia, bisogna valutare attentamente i pro e i contro di questa scelta, tenendo conto anche delle possibili implicazioni penali in caso di accertamento da parte dell’Agenzia delle Entrate.

Cosa succede se non si dichiarano le criptovalute in italia

Se non si dichiarano le proprie criptovalute, si rischia di incorrere in sanzioni amministrative e penali da parte dell’Agenzia delle Entrate e della Guardia di Finanza. Le sanzioni dipendono dal tipo e dalla gravità della violazione commessa.

Per la mancata dichiarazione delle plusvalenze derivanti dalle operazioni speculative sulle criptovalute, si applica una sanzione amministrativa pari al 100% dell’imposta evasa, con un minimo di 258 euro. Inoltre, se l’imposta evasa supera i 50.000 euro, si configura il reato di dichiarazione fraudolenta mediante uso di fatture o altri documenti per operazioni inesistenti, punito con la reclusione da 18 mesi a 6 anni e con una multa da 516 euro a 25.822 euro.

Per la mancata dichiarazione delle criptovalute detenute all’estero, si applica una sanzione amministrativa variabile dal 3% al 15% del valore delle criptovalute non dichiarate, a seconda della durata e dell’entità dell’omissione. Inoltre, se il valore delle criptovalute non dichiarate supera i 50.000 euro, si configura il reato di omessa dichiarazione, punito con la reclusione da 6 mesi a 4 anni e con una multa da 258 euro a 25.822 euro.

Per evitare queste sanzioni, è possibile usufruire della sanatoria prevista dalla legge di bilancio 2023, che consente di regolarizzare la propria posizione fiscale pagando una tassa una tantum del 17% sul valore delle criptovalute e/o dei redditi non dichiarati. Questa procedura può essere effettuata entro il 15 novembre 2023, presentando una dichiarazione integrativa speciale e versando l’imposta dovuta . Questo modo, si evitano le sanzioni amministrative e penali e si beneficia di una riduzione delle sanzioni civili e tributarie.

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